“Io non posso fare a meno di venire qui – racconta -. E’ il mio passato, la mia appartenenza. Ogni volta che passo per questo bosco è come se ricalcassi le orme dei miei genitori, dei miei nonni e mi sento vivo”.
Salvatore è quell’uomo che provvisto di voglia di fare e cesoie nel 2008 ha iniziato a tagliare via la fitta vegetazione che copriva la piramide etrusca.
“Ho iniziato con la piramide – prosegue – anche se non sapevo di cosa si trattasse all’inizio. Ne avevo solo sentito parlare da alcuni turisti e letto qualcosa sui libri. Chiesi un po’ in giro di cosa si trattasse e a svelarmi il mistero fu mio padre. Per noi di Bomarzo quell’ammasso di rovi intricati non era la piramide, anche perché era davvero difficile distinguere una costruzione, ma il sasso con le scale. Tutti in paese lo chiamavano in questo modo”.
Fosci inizia a lavorare a febbraio 2008 con l’inverno, quando la vegetazione è meno fitta. “Ero mosso – dice – solo dalla passione per questi posti dove i miei nonni hanno vissuto e lavorato, dove facevano la legna per l’inverno o portavano a pascolare le greggi. Improvvisamente ho deciso che in quel modo, coperti da fitta vegetazione, non potevano restare. Volevo farli vivere ancora, volevo far tornare a respirare il passato, il mio passato”.
Salvatore Fosci torna con la mente a sei anni fa. Quando tutti ha avuto inizio. “Ricordo tanta fatica e sudore, ma anche tanta soddisfazione quando dopo più di mese la piramide, che prima era sotto un fitto intrico di radici e fogliame, ha iniziato a svelarsi.
E’ stata una riscoperta – dice ancora – che però non mi ha fermato. Ho continuato e continuo tutt’ora a lavorarci e appena posso torno qui con le forbici per mantenere intatto questo luogo e i sentieri per arrivarci. Sono diventato uno studioso e un appassionato, tanto che ho trovato anche altre cose. Voglio sottolineare che io non apro altri sentieri ma cerco quelli originali”.
Fosci infatti non ha ripulito solo la piramide ma anche i sentieri della zona, che conducono alla piramide etrusca e al cimitero di Santa Cecilia, recuperando luoghi che sarebbero andati persi senza il suo intervento. Tanto che anche i Beni culturali hanno apprezzato il suo lavoro. “Io li avverto sempre – continua – quando inizio a tagliare e loro apprezzano. Lo faccio perché sento il bisogno di ripulire e far rivivere la nostra storia”.
Salvatore Fosci in questa sua passione e missione non è solo. Con lui c’è anche Abbondio, suo padre. “Mi aiuta, mi consiglia e mi dà indicazioni. Spesso solo al telefono perché non sempre riesce a venire fin qui. Lui però si ricorda come erano questi luoghi 50 o 60 anni fa e allora mi dice come fare. Il segreto sta tutto nel nostro passato, non servono i libri o i misteri, dobbiamo tornare ad ascoltare gli anziani, loro hanno le chiavi per capire. Siamo troppo impegnati per fermarci ad ascoltare, ma così facendo perdiamo indicazioni importanti. Come quelle sulla pietre, che mi hanno aiutato a capire meglio la piramide. Mio padre Abbondio – spiega – era un cavatore e conosce bene questo materiale. E grazie ai suoi consigli ho capito che la struttura della piramide etrusca è stratificata, nel senso che è stata realizzata in più tempi. Si notano lavorazioni diverse che partono dagli etruschi per arrivare fino al medioevo. E queste cose le ho capite guardano il sasso, le scale e quegli scoli che ci sono. Che probabilmente servivano per i sacrifici animali. La loro, secondo me, era una religiosità mista all’utilità. Qui viveva gente semplice e i riti erano dettati dalla necessità di mangiare più che dalla religione”.
La grande passione di Salvatore però fa a pugni con l’indifferenza generale. “Che io ricordi solo durante l’amministrazione di Stefano Bonori sono state organizzate giornate per ripulire questo posto – dice infine – e così non va. Visto il crescente interesse verso tutto il sito e la piramide etrusca in particolare sarebbe bene che le istituzioni prestassero maggiore attenzione. Sia dal punto di vista delle sicurezza che del mantenimento del luogo. Io ci tengo e dico queste cose senza alcuna polemica”.