Salvatore Fosci: la piramide di Bomarzo la scoperta della mia vita
Salvatore Fosci, , nato a Bomarzo, in un grande masso di peperino è raccolta l’essenza di tutta la sua vita. Ha vissuto per diverso tempo in Alto Adige e da circa 6 anni è tornato alle sue origini. Da quando è tornato a casa, a Bomarzo, si dedica all’agricoltura. Un lavoro che gli permette di conoscere la terra da vicino, avere un contatto diretto con quello che coltiva e produce, avere ancora più rispetto dell’ambiente che lo circonda.
“Produrre vino, olio, fare l’orto è qualcosa che ti fa capire il passato. I boschi della Tuscia contengono tracce e testimonianze che i nostri parenti antenati ci hanno donato con la loro conoscenza di questi meravigliosi luoghi. Quei massi di peperino che il vulcano cimino ci ha regalato ci hanno dato la possibilità di modellare la pietra a nostro piacere, abitazioni, pestarole per produrre vino, tombe, urne cinerarie, altari piramidali, sassi del predicatore. Questo e tanto altro i nostri territori hanno saputo conservare e oggi tocca a noi conoscerli e proteggerli”.
Salvatore è quell’uomo che provvisto di voglia di fare e cesoie, nel 2008 ha iniziato a tagliare via la fitta vegetazione che copriva la piramide etrusca di Bomarzo. È stato lui a riportare in luce il maestoso monumento rupestre che un tempo veniva chiamato Sasso del Predicatore.
“Nel 2008 lavoravo ancora in Alto Adige ma avendo a disposizione diverse ferie in inverno, ho potuto dare un volto alla piramide etrusca. L’interesse e la passione per i boschi e per la storia del nostro paese l’ho sempre avuto sin da piccolo, e l’intervento di ripulitura che ho effettuato da semplice appassionato nel febbraio del 2008 è stato per me un ritorno al passato. È stata un’emozione indescrivibile vedere affiorare dalla fitta vegetazione questo maestoso monumento rupestre, con una pala, un’ascia e una zappa rinforzata e il massimo rispetto per quel luogo sacro.
Di sudore ne è caduto tanto, ma la voglia di veder pulito l’altare era troppo forte. Le radici infestanti che si nascondevano sotto lo strato di terra in prossimità dei due vani erano di grosso diametro, ma pezzo per pezzo sono riuscito a toglierle riuscendo a mettere in sicurezza e dare visibilità al monumento.
La mia è stata una riscoperta del monumento dalla vegetazione e il ritrovamento del vecchio passo, chiamato passo della Finestraccia, che conduce in un ambiente scavato nella roccia con due finestre da cui appunto ne deriva il nome. Pur conoscendola da piccolo grazie a mio padre, la scoperta archeologica della piramide è avvenuta tra gli anni 80 e 90, prima da ricercatori locali che avevano creato un gruppo chiamato Gap, Gruppo Archeologico Polimartium, oggi entrato a far parte ad Archeotuscia di Viterbo dove anche io faccio parte.
Nel 2000 Proferento, Archeotuscia e l’archeologo di zona hanno descritto la piramide, ma le foto non mostravano quel volto che oggi offre dopo la mia ripulitura, apprezzata anche dai beni culturali”.
Prima della riscoperta poche persone conoscevano la piramide. La chiamavano, come già detto, Sasso del Predicatore. Le prime testimonianze scritte che trattavano la piramide risalgono al 2000 e incominciavano a incuriosire. Qualche appassionato o studioso andava alla sua ricerca, con esito negativo, in quanto non era facile trovarla, i sentieri non erano puliti e bisognava farsi spazio tra i rovi. Oggi i sentieri sono percorribili grazie al lavoro di Salvatore.
“Ancora oggi per arrivare alla piramide non ci sono segnalazioni ma i sentieri li ho resi percorribili, e per chi non conosce il luogo diventa un impresa, con il rischio di perdersi. Un giorno chiesero a mio padre che passeggiava nel bosco dove fosse la piramide. Lui, meravigliato, non ha saputo dare indicazioni in quanto la conosce come Sasso del Predicatore o sasso con le scale. Poi un giorno gli ho spiegato che la piramide era proprio il suo sasso con le scale. Sorrise, perché tutto questo interesse per questo masso, quando lo frequentavano loro nei tempi passati con la povertà e la fame, di ricercatori e turisti non se ne erano mai visti”.
Sono stati proprio i racconti di suo nonno e suo padre che hanno aiutato Salvatore nella riscoperta dell’antica piramide, un luogo al quale è legata tutta l’essenza della sua vita.
“Credo che la storia di questi luoghi arrivano a noi grazie alla conoscenza dei nostri anziani. Il mio bisnonno, nato il primo aprile come me, era stato il guardia boschi di Bomarzo, mio padre e altri paesani hanno sempre frequentato quei boschi. I vari sentieri erano quindi transitati, dove passavano con il bestiame e raggiungevano le diverse sorgenti che affioravano abbondanti nelle forre, tra la piramide Santa Cecilia, Fosso Castello e Cagnemora.
Da quando ho pulito la piramide ho cominciato a riscoprire i veri sentieri e, sempre grazie a mio padre, oggi ho capito che quando sono alla ricerca di un antico sentiero nella fitta vegetazione bisogna osservare i sassi ed il suo consumo. A volte si notano dei massi dove la forma del piede ha logorato la pietra, allora vuol dire che è la direzione giusta. Il saper cavar pietre, costruire capanne con la saggina, intrecciare le funi con la canapa. Essere pastori significava sacrificio, mio padre era pastore, come del resto i molti suoi amici. Dormivano dove capitava, molte volte sfruttavano le abitazioni rupestri e le tombe scavate nella roccia, presenti in tutto il nostro territorio. Di notte bastava uno sguardo alle stelle e di giorno bastava un’ombra di un albero per saper che ore fossero.
Quei riti di fare il formaggio o uccidere nel massimo rispetto un agnello fa capire che il libro dei segreti del passato loro lo rappresentano, quindi il mistero della piramide per i nostri anziani e per mio padre non esisteva. Lui la piramide la chiama il sasso con le scale ma sempre rispetto ha portato al luogo. Fino a quando i nostri contadini e pastori frequentavano quei boschi, nessuno si permetteva di togliere un sasso da un muretto, tutto il territorio era in ordine. Il loro abbandono è significato degrado e sciacallaggio dei vari reperti archeologici”.
Salvatore la piramide la sente dentro di sé, come una sua creazione.
“Dal giorno che ho toccato quel masso di peperino, quel masso non mi ha più mollato. Oramai sento il suo odore di passato dentro di me. Quasi mi vergogno a dirlo ma a volte mi trovo a discutere e a ragionare con esso del perché del suo utilizzo.
Conosco ogni centimetro, ogni scolo, ogni gradino, ho visionato ogni tipo di lavorazione che ha subito, le modifiche che da un tempo più antico hanno lasciato spazio a una lavorazione più recente, un monumento per riti pagani che viene rispettato anche nel mondo cristiano. Di segreti ne nasconde veramente tanti, io ho dato una mia visione da semplice appassionato.
Il lavoro da me svolto è servito a far conoscere meglio il nostro territorio e gli stessi abitanti di Bomarzo, un po’ scettici delle mie ripuliture iniziali, che mi dicevano ma chi te lo fa fare, oggi li vedo interessati e stimano il lavoro che ho svolto”.
Dopo la ripulitura del 2008 del sito e dei sentieri che portano alla piramide, l’interesse per il monumento è cresciuto. Oggi arrivano molti gruppi accompagnati da guide, fortunatamente sono gruppi responsabili che non lasciano sporcizie varie nei boschi. Ma comunque, per Salvatore, una tutela in più ai vari monumenti va imposta.
“Un esempio, salire e scendere dalla scala della piramide vuol dire consumo delle scale stesse, cosa che non è avvenuta nei secoli del loro utilizzo sacro, quindi bisognerebbe trovare una soluzione al problema. Quando ho pulito la piramide non pensavo che potessero arrivare tutte queste persone, quindi si sta pensando di attuare delle regole con i vari enti, soprintendenza, cooperative e associazioni locali per far sì di portare visitatori in modo sicuro e responsabile”.
Le innumerevoli visite alla piramide sono motivo di orgoglio per Salvatore.
“I visitatori sono per me fonte di orgoglio. La piramide di Bomarzo rappresenta le mie origini e voglio che oggi il lavoro che ho svolto non venga dimenticato. La conoscenza del nostro passato è cosa che tutti devono conoscere, le nostre origini serviranno alle generazioni future per capire meglio che il nostro territorio è da difendere.
Mi fa piacere lasciare questa testimonianza. Negli anni dopo la riscoperta della piramide ho avuto la possibilità di essere stato contattato da diversi siti, giornali e programmi televisivi che hanno dato spazio al mio racconto. Se la mia parola arriva agli altri tramite chi si occupa di informazione, questa parola diventerà più forte, e ci aiuterà a difendere la nostra storia disseminata in quei boschi”.
Oltre alla piramide di Bomarzo, Salvatore è riuscito a scoprire nella zona molte altre testimonianze del passato, quasi tutte avvolte dalla vegetazione.
“Negli anni scorsi abbiamo fatto interventi di scavo con la soprintendente dell’Etruria Meridionale e altri scavi verranno effettuati prossimamente. È stata una bella esperienza di conoscenza, ogni frammento che affiora da quel terreno, mattoni tegole e laterizi, fa parte di una storia da raccontare. Sapere come fare il vino con le pestarole, dove la vite è ancora presente vicino a questi manufatti di pietra, a testimoniare che i giunchi che servivano per filtrare il mosto, le ginestre o saggine per la costruzione di capanne, sono presenti ancora vive tra chi li utilizzava nel passato. Il bosco merita rispetto e tutela. Altre scoperte sono da poco state fatte da appassionati locali, nella valle di Cagnemora, e si stanno aprendo nuovi percorsi interessantissimi, tra tombe etrusche, urne cinerarie, antiche concerie e colombai. Appena i percorsi saranno aperti al pubblico ne daremo notizia così, oltre alla già conosciuta piramide etrusca, il bosco di Bomarzo offrirà ai visitatori altre testimonianze del passato”.
Salvatore Fosci: la piramide di Bomarzo la scoperta della mia vita
Misteriosa piramide etrusca a Bomarzo: è nascosta da secoli nei boschi della Tuscia
Non solo il celebre Parco dei Mostri. A Bomarzo, alle porte di Viterbo, si nasconde un’altra misteriosa bellezza archeologica: una piramide di origine etrusca. Riscoperta pochi anni fa, tra i boschi della Tuscia, è rimasta per decenni avvolta dalla vegetazione spontanea della zona, ripulita recentemente da archeologi volontari con l’obiettivo di studiarla e renderla visitabile. Infatti, la scoperta è datata quasi un secolo fa, nel 1911, ma l’archeologia ufficiale non ha mai svolto studi approfonditi. E’ solo a partire dal 2008, quando un appassionato di storia Salvatore Fosci l’ha ritrovata in uno stato di completo abbandono e deciso di prendersene cura personalmente, che la piramide sta vivendo una seconda vita, destando l’interesse di studiosi e turisti curiosi dell’antichità.
da un articolo de “il messaggero”
https://www.ilmessaggero.it/viaggi/news/piramide_etrusca_bomarzo-4328439.html
The strange story of the Etruscan Pyramid of Bomarzo
Bomarzo, known for the famous Parco dei Mostri (Park of Monsters) is no
w at the centre of another mystery: that of the Etruscan Pyramid or the Pyramid of Bomarzo. An object made from a single large-sized rock that has been excavated and transformed by man.
This area of Tuscia was formed by the last eruptions of the great volcanoes, such as Cimino, whose legacy has remained in the lakes and in the rocks of peperino and tuff. In this area, in the woods there are large rocks of peperino launched by the eruption of volcanoes. Some of these have been excavated and used as dwellings since the protohistoric period, and until recently, have been shelters of shepherds.
But one of these boulders has a different story still shrouded in mystery.
In the middle of the woods in the area “Tacchiolo” near Bomarzo, in 1991 a large boulder (about 8 x 16 meters) was discovered in the shape of a truncated pyramid which in some aspects recalls those of the Maya. The episode had passed quietly until in 2008, Salvatore Fosci cleaned it up and brought it into the spotlight to present it to everyone.
On the ridge of the boulder, 28 steps were cut leading to two intermediate altars and then to the main altar at the top of the pyramid. The structure is completed with other smaller steps. There are also a series of channels that were to be used for the collection of liquids poured during the sacrificial rites.
The Etruscan pyramid of Bomarzo is the largest rock altar in Europe, a huge tufa rock used as a place of worship for sure since the time of the Etruscans between the seventh and sixth centuries BC.
There is no certainty whether it is antecedent even to that time.
Because of this function, some call it ‘Sasso del Predicatore’ (rock of the preacher), but this name dates back to the period before its cleaning. When only a small part of the boulder was visible and its original form had not emerged.
According to several scholars it could be used with astronomical calendar, astro-archeology studies say that the Etruscan pyramid is linked to the stars Sirius and Antares. The peculiarity is to see the photos taken from above, where the pyramid looks like a face.
When Salvatore met this rock he must have felt like those explorers who discover temples and houses in the jungle. From his words emerges the story of an object hidden by large roots and vegetation that had to be removed with great care to permit the extraction of the rock, with much love and respect for the place.
The Tuscia and the Etruscans have a magical charm also fueled by the mystery that still surrounds this people and all those who today come close to their artifacts do so with great respect.
The place is now guarded by those who brought it to light and even cleaned up all the paths that reach it, Salvatore Fosci. And his assistants. It is possible to have news and be updated on other excavations in the surroundings that are bringing to light Etruscan tombs, cinerary urns, ancient tanneries and dovecoats by going on www.piramide-etrusca.it
Triplice Cinta a Bomarzo (VT)
Questo esemplare, che nel momento in cui si scrive è unico in tale contesto boschivo bomarzese, è stato trovato da Salvatore Fosci il 25 aprile del 2012, e da allora è stato notato da diverse altre persone. Nel dicembre 2014 abbiamo potuto andare anche noi a vederlo. Si tratta di una Triplice Cinta classica, con i soli segmenti mediani (no diagonali nè foro centrale), le cui dimensioni sono circa 28 cm x 28. Al momento del ritrovamento l’incisione si trovava sotto uno strato di foglie e di muschio, ancora in parte occupante la superficie dell’esemplare. La struttura nei pressi della quale è incisa è chiamata da Salvatore “piramidina”, per distinguerla dalla “piramide” situata poco distante e in posizione più elevata. Entrambi i termini sono convenzionali e non ufficiali, più pratici che tecnici, impiegati per indicare questi enigmatici manufatti, che attendono ancora un’indagine archeologica sistematica.
La “piramidina” era stata da noi visitata nel 2010 (v. report) ma nessuno, nemmeno Salvatore, sapeva che proprio lì si nascondesse una Triplice Cinta. Anche se da lontano si potrebbe ritenere che la superficie incisoria sia inclinata, da vicino si può ben valutare che non è così: essa è piana e chi ha inciso l’esemplare poteva agevolmente giocarvi, se vogliamo considerare l’aspetto ludico di questo schema.
Accanto si trovano delle profonde coppelle, più somiglianti a delle buche di palo, forse utilizzate in epoca imprecisata per montare una copertura provvisoria. Sulla funzione della “piramidina” non si può dire molto: poteva essere stato un antico altare, un luogo sacro, o un riparo? Certo è che sembra essere in asse con la più grande “piramide”; forse costituiva uno dei punti usati per fissare degli allineamenti. Non lo sappiamo, al momento.
La presenza della TC apre ulteriori misteri: quando è stata eseguita? Da chi e perchè? Salvatore Fosci, osservando il contesto, ha potuto stabilire che la “piramidina” si trova su un antico sentiero di trasporto del materiale (ricordiamo che più a valle c’era una fornace romana), ed era noto nel Medioevo. La presenza di numerose croci di varia foggia, disseminate sui manufatti arcaici presenti in questi boschi, potrebbe significare una riconsacrazione degli stessi in senso cristiano, od essere punti di sosta eventuali “Vie Crucis”. Anche su questa “piramidina”, poco distante dalla TC, si apprezzano le tracce di una di queste croci, ma stabilire un nesso tra croce e TC è difficile. Se considerassimo l’aspetto ludico, potremmo pensare più facilmente a qualche operaio addetto al trasporto del materiale che, durante i momenti di pausa, si dedicava al gioco (almeno in coppia). Ma in che epoca? Romana? Teniamo presente che i boschi sono stati sempre frequentati da alcune categorie professionali come i pastori, fino a tempi relativamente recenti; inoltre hanno costituito luogo di rifugio nei momenti di pericolo, specie durante le guerre. Non sappiamo da quanto la “piramidina” fosse nascosta (Salvatore l’ha ripulita dai rovi che la avvolgevano, negli ultimi dieci anni), ma possiamo ipotizzare che la TC sia stata eseguita con la bella stagione, perchè l’umindità dell’autunno-inverno ricopre di muschio tutta la superficie di pietra (che è il peperino); forse analizzando la patina di muschi annidati nei solchi del petroglifo si potrebbe cavare un ragno dal buco, cioè una approssimativa datazione, ma chi mai lo farà?
Dal punto di vista del significato simbolico, non può esso escludersi a priori.
Fonte Centro Studi Triplice Cinta
https://www.centro-studi-triplice-cinta.com/products/bomarzo-vt-/
Vulcano nascosto, libro di Salvatore Fosci
Il libro di Salvatore Fosci e’ un’interpretazione alternativa del Sacro Bosco, e’ stato curato del professore Sigfrido Hobel, a cui va un ringraziamento particolare per aver dato ordine alle intuizioni di Salvatore Fosci e’ cosi che e’ nato “Vulcano Nascosto”.
il prof. Sigfrido Hobel. ha insegnato materie artistiche nei Licei Scientifici ,
le sue ricerche e studi , le possiamo leggere in diversi testi dedicati alle discipline artistiche, come “Il Dio del Silenzio” o “Il Fiume Segreto”.Si è dedicato allo studio delle tradizioni iniziatiche e delle dottrine esoteriche, interessandosi, in particolare, ai linguaggi simbolici e alla loro presenza nei miti, nella letteratura,
nell’arte e nell’iconografia tradizionale, ma anche alle testimonianze artistiche e culturali presenti a nell’Italia Meridionale.
E’ autore di rilievo della tradizione esoterica napoletana.
LA PIRAMIDE ETRUSCA, STUDI DI ARCHEOASTRONOMIA.
Riporto di seguito alcuni studi di archeoastronomia, che prendono in considerazione, Il profilo particolarissimo della cosi’ detta “Piramide etrusca”, senza escludere la lavorazione del manufatto, il tutto per dare delle risposte il piu’ possibile reali. Gli studi fatti dal Prof. Adriano Gaspani autorevole astrofisico, membro dello staff dell’ Osservatorio Astronomico di Brera,nonché membro della Società Italiana di Archeoastronomia, per quanto mi riguarda non sono di facile intuizione, in questo articolo cerchero’ di interpretare i suoi studi. Egli afferma che “il grande masso di peperino, sia caduto, con molta probabilità, in un’epoca molto remota da una rupe, venne in seguito modellato e intagliato e divenne quella struttura di tipo monumentale che noi conosciamo, ricavato in età protostorica da un grande monolito preesistente.” L’archeoastronomia combina gli studi astronomici con quelli archeologici. Questo serve per capire le conoscenze possedute dagli antichi popoli, dei fenomeni celesti per capire come li interpretavano e li utilizzavano all’interno delle loro culture, ma soprattutto riguardo le loro costruzioni sacre. L’archeoastronomia, ci permette di dare nuove risposte riguardo la configurazione astrale per datare la nascita della Piramide etrusca. Questi studi non escludono il fatto che gli artefici della piramide, nel modellarla e orientarla, abbiano voluto create una connessione con la sfera celeste. Cosa risaputa e’ che gli uomini antichi, nel costruire, ricercavano una corrispondenza con il moto degli astri, in sintonia con la propria cultura.Dalle rilevazioni effettuate dal Prof. Adriano Gaspani sembrerebbe che la Piramide etrusca presenti un legame con due corpi celesti. Studi svolti dal Prof. ci dicono che il profilo della piramide corrisponde ad un semiparallelepipedo la cui sezione longitudinale è un triangolo rettangolo con gli angoli interni di 30°,60° e 90° ,il lato corrispondente alle scalinate, è inclinato di 30° rispetto al piano di calpestio e questo angolo corrisponde anche all’altezza angolare apparente del punto della sfera celeste. Non tutti gli astri, però, compresi in questo intervallo di declinazione, possono essere stati quelli scelti dai creatori della Piramide. Gli astri di riferimento dovevano essere sufficientemente luminosi, si parla di stelle di prima magnitudine.Solamente due stelle soddisfano i requisiti imposti dalla geometria e dall’orientamento del manufatto: Sirio, nella costellazione del Cane Maggiore e Antares nello Scorpione. Queste due stelle , quindi, dovevano rivestire un significato ben preciso per la cultura di quel popolo, da qui e’ partito il professore per sviluppare i suoi calcoli e dare una datazione. Tenendo conto di quanto ottenuto dall’analisi archeoastronomica, si afferma con un livello di affidabilità del 67% che la collocazione cronologica della “piramide etrusca ” risalga grosso modo alla fase finale della cultura Villanoviana. Gaspani deduce che: “ dall’analisi archeoastronomica del manufatto di Bomarzo, il periodo della sua costruzione sia riconducibile al IX secolo a.C. con un errore di ±191 anni. ” Dell’Astronomia dei Villanoviani praticamente non vi sono studi rilevanti, quindi è molto difficile avanzare qualsiasi ipotesi in proposito. Quello che appare è che le stelle Antares e quella di Sirio dovevano essere state importanti per tale cultura se furono utilizzate come riferimento astronomico per modellare la “piramide etrusca”. Per altri approfondimenti riguardo gli studi svolti https://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/archeoastronomia/la-piramide-di-bomarzo/
P.S.
Il bosco nasconde altre scoperte e si stanno aprendo nuovi percorsi interessantissimi. Appena i percorsi saranno aperti al pubblico ne daremo notizia così, oltre alla già conosciuta piramide etrusca, il bosco di Bomarzo offrirà ai visitatori altre testimonianze del passato”( anche le foto all’interno dell’articolo sono di https://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/archeoastronomia/la-piramide-di-bomarzo/).
COLLETTIVO OXFORD, OLTRE IL TEMPO,LO SPAZIO ED IL COLORE
Alla luce delle ultime scoperte della fisica, l’uomo, si pone davanti alla porta di un abisso di nuove conoscenze, che mediaticamente impegnano tutti i settori dello scibile e dove, l’arte, deve giocare un ruolo principale, sia nella fase di ricerca, che nella divulgazione.
Il “Collettivo Oxford” si propone come un vero e proprio movimento artistico, un laboratorio di ricerca, in grado di andare oltre il Tempo, lo Spazio ed il Colore. Le continue ricerche di MAURO SILANI (Promotore culturale e curatore del “Collettivo Oxford”) l’hanno portato cosi’ alla piramide-etrusca, e’ cosi’ che ci siamo conosciuti. Accettai poco dopo’ il suo invito a visitare la mostra dal titolo “ARCAICO E PRESENTE” . La mia personale ricerca artistica e culturale hanno trovato cosi’ le risposte che cercavo. Davanti a me piu’ di 50 opere realizzate da pittori, scultori, fotografi, maestri artigiani e gli operatori dei Fab Lab, il Collettivo era costituito anche da; letterati, filosofi, scrittori, poeti, accademici, scienziati, attori, video-artisti, architetti, grafici. Nacque cosi l’evento di Sutri, dove tra sculture e quadri, abbiamo presentato il libro di Salvatore Fosci “Vulcano nascosto” mentre nel pomeriggio abbiamo visitato l’enigmatica Piramide-etrusca . L’entusiasmo e la cultura di Mauro Silano sono travolgenti, facile trovare interessi comuni, altrettanto facile e’ partecipare attivamente ad i suoi eventi, sia io che Salvatore Fosci condividiamo a pieno lo spirito che spinge gli artisti del Collettivo Oxford nel continuare nelle loro opere, che siano un punto di riferimento a chi come me ne viene ammaliato. Buona lavoro Mauro Silani.
a presto Roberto Re
STAY IN TUSCIA, STAY IN HISTORY!!
La città di Viterbo, rispetto ad un anno fa, registra circa un 20% in piu’ di turisti che scelgono B&B e casa vacanza. Questo risultato mi inorgoglisce e mi fa credere che il mondo si sta accorgendo di noi.
Ma cosa cercano i turisti? Questa e’ la domanda che ci dobbiamo fare. Questa e’ la domanda che l’associazione Stay in Tuscia sta dando risposte.
Un città moderna e funzionale deve avere strutture che soddisfano le più diverse esigenze.
Nasce cosi l’associazione Stay in Tuscia .
Circa 20 strutture extra-alberghiere, che collaborano tra loro per offrire il miglior servizio possibile, una ampia scelta, per consentire di trascorrere piacevoli giornate di vacanza,ma sopratutto per far innamorare i turisti del territorio Viterbese.
Mi capita sempre piu’ spesso,che persone da me accompagnate alla piramide etrusca dopo una settimana o 15 giorni, vogliano ritornare a vederla, vogliono conoscere altri luoghi unici che la Tuscia offre, sono persone che vengono da lontano,sono i turisti che non conoscevano il territorio ed una volta averlo scoperto non ne possono piu’ fare a meno.
Come fu per Fabrizio De Andrè,che amava la tranquillità dei boschi sorianesi, aveva preso l’ abitudine di trascorrere almeno una volta l’anno le vacanze nel Viterbese.
Invece Pier Paolo Pasolini, elesse un antico castello, con una torre,la sua seconda casa,si trova non lontano dalla piramide etrusca, dove e’ possibile vederla dalle passeggiate che propongo, conosciuta come la torre di Chia.
Impossibile non ricordare Luigi Pirandello, l’inspirazione trasmessa della Tuscia, lo portarono a scrivere poesie ed a esprimere il suo amore per Soriano anche con la pittura.
Anche io conosciuto su facebook come Roberto Re ( molto meno noto dei precedenti) sono nato a Roma,ed ho conosciuto la Tuscia, grazie a mia moglie di Bomarzo, ormai non ne posso piu’ fare a meno di amarla e viverla come uno di loro.
Ora nasce una seconda domanda” Di cosa si innamorano i turisti che visitano la Tuscia?”
Per prima cosa si innamorano dell’atmosfera familiare,caratterizzata da professionalità e qualità, che l’associazione https://www.stayintuscia.com/ offre, permettendogli un soggiorno unico, alla scoperta delle tradizioni e della sua storia.
Per questo bisogna amare, rispettare e conservare il territorio della Tuscia, le ricchezza naturali,paesaggistiche,artistiche e culturali sono uniche.
Per quanto mi riguarda, i prodotti tipici ed i suoi itinerari enogastronomici, sono le cose che preferisco dopo aver fatto una bella passeggiata, naturalmente nella zona della Piramide etrusca.
Roberto Re
Luca Panichelli, un ragazzo con i piedi per terra.
Credo che la Tuscia debba creare una sinergia tra le persone che la amano, cosi’ ho deciso di pubblicare a modo mio, articoli che parlano di persone che vale la pena conoscere .Circa 1 anno fa’ , ebbi la fortuna di conoscere Luca Panichelli. Apprezzai subito il suo grandissimo lavoro, anche lui come Salvatore Fosci si e’ dedicato a riportare alla luce i sentieri sommersi dalla vegetazione. Il suo nobile intento e’ quello di valorizzare i tesori nascosti dell’Agro Falisco cercando di riportare il suo territorio all’ antico splendore . Quando ci sentimmo per telefono ricordo che mi disse” Ci sono tantissime persone a Civita Castellana, che sono senza lavoro . Credo che per far tornare al suo splendore questo territorio, sia assolutamente necessario effettuare una sua valorizzazione attraverso la riscoperta di luoghi antichi, magici, dove la storia si intreccia alla natura.” Il suo pensiero era il mio, non potevo non rimanere affascinato dal suo modo di vedere le cose. La cosa che piu’ di tutto mi sorprese fu’ aver trovato un ragazzo da poco trentenne, gia’ con le idee chiare e con un grande sogno da realizzare. Luca e’ un esempio per i ragazzi della nostra amata Tuscia e non solo, senza piangersi addosso, si e’ rimboccato le maniche ed ha cominciato a pulire sentieri. Luca Panichelli e’ laureato in Lettere Moderne con indirizzo in Arte, Cultura e Turismo del Territorio. Una sua citazione che amo in modo particolare e’ “La vera terra barbara non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che pur essendo disseminata di ogni ricchezza non riesce a valorizzarla”, questa frase bellissima di Proust, racchiude a pieno il sentimento di Luca, e’ possibile vedere il suo lavoro su .www.tesorinascostiagrofalisco.wordpress.com. oppure infondo a mio sito.